MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1926

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B.Bartok - Concerto n.1 op.83
Poche pagine della letteratura pianistica appaiono così peculiarmente concepite sulla misura delle doti interpretative di una specifica personalità, come il Concerto n. 1: nel 1926 esso fu infatti commissionato, per così dire, a Bartók compositore da Bartók pianista, virtuoso di fama ormai internazionale. Così come più tardi si sarebbe ripetuto per il Concerto n. 2, gemello del primo sotto più d'un profilo, l'autore non si limitò a proporne egli stesso la prima esecuzione assoluta - che ebbe luogo a Francoforte sul Meno il 1 luglio 1927, con Wilhelm Furtwàngler sul podio - ma volle riservarsi anche gran parte delle successive premières nazionali, concedendone solo in casi eccezionali il privilegio ad altri artisti.
"Neoclassico" nella partizione in tre tempi, nel quadrato rigore dell'impianto ritmico (nonostante i frequenti cambiamenti di metro: da 2/4 a 3/4 a 5/8...), nel ritrovamento di una libera, ma riaffermata, sensibilità tonale, il Concerto n. 1 appare al tempo stesso portatore di forti valenze innovative sulla scia delle esperienze maturate nel decennio precedente. Lo si avverte diffusamente: ad esempio nell'impiego di un tema folclorico come secondo soggetto della forma-sonata che struttura l'Allegro moderato iniziale; oppure nella strumentazione dell'Andante centrale, il cui macabro, sidereo chiarore è reso arcano dal trasparente silenzio degli archi; o, infine, nella barbara motricità del conclusivo Allegro molto, dove il caratteristico martellato bartókiano sospinge il pianoforte - qui esplorato dalla scrittura come un vero e proprio strumento a percussione verso inaudite dimensioni foniche. Bartók prescrive in partitura il posizionamento dell'intera batteria di percussioni immediatamente dietro il pianoforte concertante.

 

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