Composto tra il 1907 e il 1908, il Canto
della terra fu eseguito per la prima volta
postumo a Monaco il 20 novembre 1911 sotto
la direzione di Bruno Walter, e fu
pubblicato l'anno seguente.
Questa "sinfonia di Lieder" presenta il
duplice aspetto di sequenza di Lieder
intimamente collegati e di ampia struttura
vocale-sinfonica, resa unitaria da tutta una
serie di rimandi interni e di simmetrie. Non
è da privilegiare più di tanto la
caratteristica cinese della fonte
letteraria, cioè le sette poesie di Li T'ai
Po (Lieder nn. 1, 3, 4, 5), di Wang Wei e di
Meng Hao-Jan (due riunite nel sesto Lied) e
di Chang Chi (n. 2), tratte dall'antologia
tedesca di Hans Bethge.
In realtà la grande fonte d'ispirazione di
questi Lieder è il medesimo mondo
sentimentale e immaginifico delle
composizioni precedenti di Mahler, dal quale
derivano l'evocazione di un intatto limbo
sonoro (ad esempio, nella Quarta sinfonia),
la struggente elegia (che, nel secondo e
nell'ultimo Lied, richiama il finale della
Terza Sinfonìa) e i climi stupefatti (che
paiono quasi citare i Kindertotenlieder,
soprattutto nell'ultimo Lied).
Evidenti peraltro sono i legami interni tra
le sei parti, che danno origine ad una zona
centrale relativamente omogenea (quella più
caratteristicamente cinese, dal terzo al
quinto Lied), ad un'anticipazione (nel
secondo Lied) del grande lamento che domina
poi il vastissimo finale, e a qualche
avvisaglia (nel primo Lied) dell'ebbrezza
tragica che segna il quinto.
Ma è soprattutto l'ultimo Lied (Abschìed),
contrassegnato da una durata non comune e
dalla rilevanza della componente sinfonica,
a definire il significato di tutta la
composizione. Proprio in Ab-schied infatti,
fra tante immagini di gioia terrena (il
vino, gli amici, le fanciulle, la
primavera), si fa strada quella struggente
coscienza della loro vanità di fronte alla
morte che già affiorava nei primi cinque
Lieder
(e in particolare nel secondo "Il mio cuore
è stanco. La mia piccola lampada si è spenta
crepitando"), e che dilaga ora in un
commiato dalla forte valenza autobiografica:
"Cerco pace per il mio cuore solitario! Mi
avvio verso la patria! verso la mia dimora!
L'amata terra ovunque fiorisce a primavera e
di nuovo rinverdisce! ovunque e sempre
l'orizzonte risplende azzurro! sempre...
sempre...". Ed è un commiato in cui,
malgrado la serena evocazione di un eterno
rinnovarsi, attraverso la quale Mahler
modificò l'originale immagine poetica di un
"tranquillo rifugio", il canto e il grande
orizzonte sinfonico sono come raggelati da
un cupo presagio di morte. |