MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1908

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G. Mahler - Das Lied von der Erde
Composto tra il 1907 e il 1908, il Canto della terra fu eseguito per la prima volta postumo a Monaco il 20 novembre 1911 sotto la direzione di Bruno Walter, e fu pubblicato l'anno seguente.

Questa "sinfonia di Lieder" presenta il duplice aspetto di sequenza di Lieder intimamente collegati e di ampia struttura vocale-sinfonica, resa unitaria da tutta una serie di rimandi interni e di simmetrie. Non è da privilegiare più di tanto la caratteristica cinese della fonte letteraria, cioè le sette poesie di Li T'ai Po (Lieder nn. 1, 3, 4, 5), di Wang Wei e di Meng Hao-Jan (due riunite nel sesto Lied) e di Chang Chi (n. 2), tratte dall'antologia tedesca di Hans Bethge.

In realtà la grande fonte d'ispirazione di questi Lieder è il medesimo mondo sentimentale e immaginifico delle composizioni precedenti di Mahler, dal quale derivano l'evocazione di un intatto limbo sonoro (ad esempio, nella Quarta sinfonia), la struggente elegia (che, nel secondo e nell'ultimo Lied, richiama il finale della Terza Sinfonìa) e i climi stupefatti (che paiono quasi citare i Kindertotenlieder, soprattutto nell'ultimo Lied).
Evidenti peraltro sono i legami interni tra le sei parti, che danno origine ad una zona centrale relativamente omogenea (quella più caratteristicamente cinese, dal terzo al quinto Lied), ad un'anticipazione (nel secondo Lied) del grande lamento che domina poi il vastissimo finale, e a qualche avvisaglia (nel primo Lied) dell'ebbrezza tragica che segna il quinto.

Ma è soprattutto l'ultimo Lied (Abschìed), contrassegnato da una durata non comune e dalla rilevanza della componente sinfonica, a definire il significato di tutta la composizione. Proprio in Ab-schied infatti, fra tante immagini di gioia terrena (il vino, gli amici, le fanciulle, la primavera), si fa strada quella struggente coscienza della loro vanità di fronte alla morte che già affiorava nei primi cinque Lieder

(e in particolare nel secondo "Il mio cuore è stanco. La mia piccola lampada si è spenta crepitando"), e che dilaga ora in un commiato dalla forte valenza autobiografica: "Cerco pace per il mio cuore solitario! Mi avvio verso la patria! verso la mia dimora! L'amata terra ovunque fiorisce a primavera e di nuovo rinverdisce! ovunque e sempre l'orizzonte risplende azzurro! sempre... sempre...". Ed è un commiato in cui, malgrado la serena evocazione di un eterno rinnovarsi, attraverso la quale Mahler modificò l'originale immagine poetica di un "tranquillo rifugio", il canto e il grande orizzonte sinfonico sono come raggelati da un cupo presagio di morte.

 

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