Quartetto per archi in sol minore op. 10
La storia del Quartetto d'archi in Francia è
breve e alquanto discontinua: praticamente
nessun capolavoro prima degli ultimi anni
dell'Ottocento e pochi, sebbene
significativi, lavori a partire dal 1889,
anno in cui il Quatuor di Cesar Franck
riscosse grande e inatteso successo.
Seguiranno poi i Quartetti di Fauré (1876,
1885), il Quartetto di d'Indy (1890), e i
due lavori di Debussy e Ravel.
Claude Debussy compose il Quartetto per
archi in sol minore op.10 tra l'estate del
1892 e il febbraio del 1893.
La prima esecuzione avvenne, ad opera del
Quartetto Ysaye, a Parigi il 29 dicembre
dello stesso anno. Il Quartetto,
nell'universo compositivo debussiano, si
colloca all'interno di un periodo dominato
da lavori di marca simbolista (Prelude a l'après-midi
d'un faune, Nocturnes).
Una curiosità è data dal fatto che questa è
l'unica pagina di Debussy a recare nel
frontespizio un numero d'opera. Concepito
all'epoca dell'amicizia con Ernest Chausson,
compositore e allievo di Franck, il
Quartetto op. 10 di Debussy risente
indubitabilmente degli influssi franckiani,
soprattutto nella forma ciclica che permea
la struttura dei suoi quattro movimenti,
unita però alla forma della variazione,
quasi a conciliare in una curiosa sintesi il
mondo accademico di Franck e quello onirico,
tipico ad esempio del Prelude a l'après-midi
d'un faune.
I quattro movimenti sono dominati da un
unico tema, in continua trasformazione, con
un'armonia dai colori sempre cangianti;
micro-variazioni che interessano tanto
l'aspetto ritmico che quello
coloristico-modale si alternano a
riesposizioni del tema fondamentale, in un
variegato e coloratissimo mosaico musicale.
La durata dell'opera è insolitamente breve:
grazie a un'efficace concisione formale,
Debussy concentra i quattro movimenti in un
lasso di tempo che non raggiunge neanche la
metà di quello che occorre a Franck per il
suo Quatuor.
II Quartetto di Debussy non ottenne subito
consensi; la critica rimase perplessa, a
volte sconcertata, davanti alle
caratteristiche innovative del suo
linguaggio. Solo a partire dalla seconda
esecuzione del 1894 (Bruxelles, Libre
Esthétique) la composizione comincia a
essere veramente apprezzata e si tenta
timidamente di rintracciarne le influenze
predominanti: da Borodin (Primo Quartetto),
alle orchestrine zigane udite da Debussy nel
corso del soggiorno in Russia (1880-1882),
dalle evocazioni del gamelan giavanese
all'unità formale di stampo mozartiano.
Lo stesso Chausson fu abbastanza critico nei
confronti del Quartetto; l'amicizia con
Debussy si andava ormai allentando e i
rapporti fra i due musicisti si avviavano
verso la rottura. Nella sua ultima lettera
all'amico più anziano, scritta nel febbraio
1894 e riportata da Edward Lockspeiser,
Debussy scrive: «Devo confessarvi che per
diversi giorni sono stato molto angosciato
per quel che avete detto a proposito del
Quartetto, perché mi sono reso conto che il
risultato è stato quello di farvi amare
ancor di più certe cose, quando volevo
invece che ve le facesse dimenticare». Da
qui la promessa fatta a Chausson di comporre
un secondo quartetto; promessa, come
sappiamo, mai mantenuta essendo il Quartetto
in sol minore l'unico del suo genere nel
catalogo di Debussy. |