MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1923

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G.Gerswin - Rhapsody in Blue
Rhapsody in Blue
Assolutamente convinto che, se presentato in una veste adeguata, il jazz poteva avere la stessa dignità della musica "colta", Paul Whiteman - il celeberrimo violinista e band leader newyorkese degli anni Venti, nonché impresario e talent-scout - nel gennaio del 1924 lanciò una memorabile sfida dalle colonne deìYHerald Tribune, annunciando per il 12 febbraio successivo un concerto alla prestigiosa Aeolian Hall con in programma "la prima esecuzione di una nuova sinfonia di George Gershwin, alla quale il musicista sta lavorando da lungo tempo". Mentiva spudoratamente: quel giovane songwriter di talento, infatti, non aveva ancora dato nemmeno il suo definitivo assenso alla proposta fattagli da Whiteman solo qualche settimana prima, e della futura Rhapsody in Blue aveva appena abbozzato una versione per due pianoforti! Nonostante la fretta con cui Gershwin fu costretto a completare l'opera, aiutato nell'orchestrazione da Ferde Grofé, l'arrangiatore di Whiteman, la Rhapsody in Blue (così chiamata per una duplice allusione al quadro di James Whistler e alle "blue notes" della musica jazz) ottenne un successo clamoroso, e diventò immediatamente l'emblema della nuova musica americana, l'opera che - come nelle intenzioni del lungimirante Whiteman - davvero portò il jazz nelle sale da concerto.
Strutturalmente essa consiste in due macrosezioni, entrambe dominate dal pianoforte solista, all'interno delle quali i rispettivi motivi si avvicendano e si combinano secondo uno stile improvvisativo, "rapsodico", che occulta abilmente l'innegabile naiveté formale con la forza esuberante propria del jazz e la raffinata bellezza delle idee musicali di Gershwin.

 

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