MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1928

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G.Gerswin - Un americano a Parigi
Composizione: primavera 1928 - Editore: G. Ricordi & C. (riduzione per pianoforte solo) Prima esecuzione: New York, 13 dicembre 1928; direttore: Walter Damrosch Organico: ottavino, 3 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, sassofono contralto, sassofono tenore, sassofono baritono, fagotto, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, tuba, timpani, celesta, archi, percussioni.

Nella primavera del 1928 Gershwin fu di nuovo a Parigi e lì completò l'orchestrazione di un «balletto rapsodico» già abbozzato qualche mese prima in patria e intitolato An American in Paris perché ispirato dai ricordi di un precedente soggiorno nella capitale francese.

Solo in occasione della prima esecuzione, avvenuta alla Carnegie Hall di New York il 13 dicembre dello stesso anno, Gershwin accettò di dare qualche indicazione sul contenuto della sua nuova opera all'estensore del programma di sala, il critico musicale Deems Taylor, che tratteggiò così la storia di un turista americano (lo stesso Gershwin) che vaga nel traffico caotico della metropoli francese accompagnato da alcuni motivi «di passeggiata», sobbalza al suono caratteristico delle trombe dei taxi (così diverso dai clacson americani!), ascolta in un locale tipico il motivo di una vecchia canzone popolare e viene sopraffatto dalla nostalgia di casa (rappresentata dal celebre «tema blues»); ma si riscuote al ritmo scatenato di un charleston e infine si rituffa nella formicolante vita della città.

Questa trama piuttosto inconsistente fa da sfondo a una specie di piccolo poema sinfonico costruito sullo stesso schema formale del precedente grande successo dell'autore, la Rhapsody in Blue: due macrosezioni articolate in modo rapsodico sull'alternanza di alcuni motivi ben disegnati, che ritornano poi nella coda conclusiva - quasi un omaggio doveroso alla tripartizione formale tipica della musica colta occidentale.
Le reazioni di critica e pubblico furono contrastanti, ma An american in Paris è entrato, al pari della Rhapsody, nel novero ristretto delle pietre miliari della letteratura concertistica americana.

 

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