MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1911

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Igor Stravinskij - Petruska - Balletto
Petruska, balletto (1911) — Ricorda Stravinski nelle sue memorie, riferendosi alla trama del balletto da lui stesso immaginata in collaborazione con il regista Aleksandr Benois: " Mentre stavo scrivendo questa musica, mi vedo davanti una specie di burattino che all'improvviso prende vita. Con cascate di arpeggi indiavolati esso incita e provoca l'orchestra che risponde con fanfare minacciose. Ne sorge un terribile tumulto che diviene addirittura selvaggio e finisce con la caduta del povero burattino che si abbandona lamentandosi, affranto. Quando questo pezzo cosi bizzarro fu finito, camminai per ore e ore sulle rive del lago di Ginevra tormentandomi alla ricerca di un titolo che in una sola parola esprimesse il carattere della musica e la personalità del protagonista. Un giorno feci un salto di gioia. Petruska il pagliaccio, l'eroe eternamente sfortunato! Eccolo, avevo trovato il titolo che cercavo! "

Il balletto in quattro scene ("Festa popolare della settimana grassa," "Petruska," "Il Moro," "Gran carnevale e conclusione") rappresenta la storia toccante della marionetta triste, respinta secondo le ragioni di copione dalla ballerina a causa del suo aspetto infelice e ucciso dal Moro durante lo spettacolo. Il burattinaio rassicura il pubblico impressionato: si tratta di una finzione, diamine! Ma quando il fantasma di Petruska appare sul tetto, la creatura di legno appare in tutta la sua insospettata e stravolgente umanità.

Musicalmente questo balletto si differenzia notevolmente dalle opere fauve della prima maniera stravinskiana per una più secca e meno sgargiante articolazione discorsiva, per una ritmica pungente, per acidi impasti timbrici. L'ampio fraseggiare della musica romantica viene, più che ignorato, deriso e violentato, e la scarnificazione sonora ben si adatta all'evocazione della spietata dinamica dell'azione scenica, ad esprimere il senso di frustrazione a cui la marionetta deve soggiacere. Il politonalismo sagomato e violentemente dissonante, ricorda per nitore e forza dei contorni la pittura cubista, ed è appunto il frutto di una cultura insieme profondamente russa (come attestano del resto i temi, le idee melodiche, talora interamente citate dal patrimonio folclorico) e partecipe delle più moderne e sofisticate esperienze cosmopolite

 

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