MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1923

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S.Prokofiev - Concerto n.2 sol min. op.16
1913; riveduto nel 1923
'Revisione' non va inteso qui nel senso solitamente attribuito a questa parola.

Il Secondo concerto, terminato nel 1913, venne eseguito per la prima volta a Pavlovsk (nei pressi di Pietroburgo) più tardi durante lo stesso anno; ma la partitura originale venne distrutta in un incendio, e nel 1923 Prokofiev scrisse una versione nuova della composizione, che fu eseguita l'anno seguente a Parigi. In ambedue queste 'prime' fu Prokofiev stesso a suonare la parte solistica. Vi sono vari aspetti sotto i quali il Secondo concerto per pianoforte tradisce la determinazione di Prokofiev di compiere un passo avanti rispetto al Primo: primo (ed è l'aspetto più evidente), per quanto ne riguarda le dimensioni; secondo, per la brillantezza pianistica; e infine per la sostanza, o meglio il contenuto musicale. Nelle sue proprie riflessioni il compositore decise di concentrare la sua attenzione sul contenuto: "I rimproveri riguardanti il mio Primo concerto, che esso cioè si distingueva soprattutto per l'esibizionismo superficiale e per l'acrobatismo di tastiera, mi indussero alla ricerca d'una maggiore profondità nel Secondo concerto". Nel 1913, tuttavia, il pubblico fu contemporaneamente deluso e costernato. Alcuni abbandonarono la sala durante l'esecuzione; altri rimasero per fischiare la composizione. Forse l'originale era più travolgente della composizione che conosciamo oggi. Certo Prokofiev sostenne che la sua 'revisione' era stata talmente radicale che ne risultò una composizione quasi del tutto nuova, ma questa sua affermazione è stata smentita. Anche al giorno d'oggi il Secondo concerto rimane indiscutibilmente fra i cinque quello che riscuote meno successo. Se è difficile per l'ascoltatore accettare che in complesso la sua durata è giustificata, ciò è dovuto alla successione di tre movimenti veloci (2-4), tutti di carattere più o meno scherzoso, simili a balletti, e alla concentrazione di buona parte del fascino lirico nell'Andantino introduttivo. Inoltre, se si considera l'accusa di 'acrobatismo' - cioè virtuosismo come fine a se stesso - alcune sezioni del Secondo concerto sono molto più criticabili di qualsiasi passaggio del Primo.
Tuttavia, pur considerando tutti gli aspetti negativi, rimane sempre un'opera di immensa vitalità ed entusiasmo, e i primi due movimenti sono da collocare fra le sue maggiori imprese. Chiaramente, in questo concerto Prokofiev accettò la sfida del concerto 'in grande stile' - impiegando tuttavia i propri mezzi creativi. Il tema introduttivo, specialmente nella seconda strofa, ricorda molto Rachmaninov, ma possiede una snellezza caratteristica e una certa moderazione nelle armonie, mentre il suo romanticismo inerente viene frenato immediatamente dal secondo tema, estremamente sobrio e quasi grottesco. Degno di nota, nel movimento iniziale, è la ricapitolazione e la sezione dello sviluppo (in questa successione) del primo tema in forma d'una cadenza elaborata. Nel secondo movimento, il solista mantiene la predominanza senza alcuna possibilità di tirare il fiato, e i sedicesimi velocissimi scorrono ininterrotti dall'inizio alla fine. Nell'Intermezzo e nel Finale trapela una certa vena 'fantastica', molto cara al giovane Prokofiev, insieme a una bravura lisztiana trasportata in chiave moderna.
Nel finale questa tendenza viene contrappesata da un tema squisitamente levigato, di aspetto quasi raveliano.

 

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