MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1905

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A. Schònberg - Quartetto n.1 op.7
... a partire dal 1905, le linee vocali recuperano la loro indipendenza e sono collegate con l'accompagnamento attraverso lo sfruttamento dei motivi, anziché dell'imitazione. Ad eccezione del Lied con orchestra Sehnsucht, di poco precedente, tutti questi Lieder, basati su un curioso accostamento di versi profondi e banali, furono composti nel periodo del completamento del Quartetto in Re minore ed hanno già le caratteristiche del pensiero tonale di Schònberg nella sua ultima formulazione.

La predilezione giovanile per il raggiungimento delle note fondamentali attraverso successioni cromatiche, evidentissima già in Envartung (1899), lo aveva portato a sostituzioni cromatiche sempre più frequenti, particolarmente nell'ambito melodico. Si poneva di conseguenza l'esigenza di far chiarezza attraverso un'armonizzazione adeguatamente elaborata, che doveva impiegare un numero così elevato di gradi fondamentali e alterati della tonalità, che le modulazioni perdevano rilievo.

Così la musica di Schònberg che non aveva mai avuto una tendenza alla modulazione continua, a questo punto divenne sempre più monotonale. Questo indirizzo appare in tutti i Lieder, ma in due forme contrastanti: in Der Wanderer, Am Wegrand (citato in seguito nel monodramma Envartung) e Màdchenlied, come in Verlassen del 1903, il centro tonale è fortemente accentuato, a volte quasi ossessivamente, mentre in Sehnsucht, Alles e Lockung è appena sfiorato.

Il Quartetto in Re minore, il primo capolavoro di ampie dimensioni pienamente caratteristico dello stile di Schònberg, è in un solo ampio movimento come Pelleas und Melisande, naturalmente senza interludi descrittivi.

Uno scherzo, un movimento lento e un rondò compaiono in vari punti tra la prima parte dello sviluppo e la coda di quello che normalmente sarebbe stato il primo movimento e sono assorbiti al suo interno grazie all'impiego di materiale comune. L'idea complessiva di questa forma proviene da Liszt, del quale Schònberg ammirava la nuova concezione formale, mentre trovava schematici e freddi i suoi tentativi di metterla in pratica. Ma il Quartetto nacque più direttamente dalla chiara predilezione di Schònberg per la composizione astratta, che si faceva valere dopo il recente periodo nel quale si era dedicato al poema sinfonico alla Strauss. L'influenza contemporanea di Wagner e di Brahms si manifesta ancora in modo equilibrato, come già in Verklàrte Nacht, ma a questo punto è completamente e definitivamente assimilata. Forse la qualità peculiare di quest'opera è il suo straordinario respiro melodico. Quando le melodie si allontanano dalla loro formulazione iniziale esplicitamente tonale, si sviluppano e si combinano contrappuntisticamente, formano quelle che Schònberg definì armonie vaganti; la musica perde di definizione dal punto di vista tonale, anche se non è molto dissonante: perciò la struttura non può essere spiegata esclusivamente in termini tonali. L'opera segue un percorso chiaro grazie all'eccezionale capacità dell'autore di dar forma al materiale in rapporto al suo scopo formale; dopo l'abbandono della tonalità questa capacità si rivelerà preziosa per sostenere costruzioni ben più complesse dal punto di vista strutturale.

 

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