MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1888

Indietro  
Sinfonia n. 1 - G. Mahler
Composta tra il 1884 e il 1888, la Sinfonia n. 1, col sottotitolo "Titano" tratto dal romantico racconto di Jean Paul, fu eseguita la prima volta a Budapest il 20 novembre 1889, sotto la direzione dell'autore, nella versione in cinque tempi (comprendente l'Andante Allegretto, indicato come "Blumine" nella versione per la seconda esecuzione ad Amburgo, nel 1893).
Il delicato e nostalgico "Blumine" fu però abolito in occasione dell'esecuzione di Berlino del 1896 ed eseguito nel XX secolo solo a partire dal 18 giugno 1967, quando fu diretto da B. Britten al Festival Aldeburgh di Suffolk, in Inghilterra.
L'introduzione lenta reca in partitura l'indicazione "wie ein Naturlaut", come un suono della natura. Su un pedale di la tenuto per 61 battute si succedono richiami multipli: il principale, più pacato, nasce da un caratteristico salto discendente da cui scaturiscono tutti gli inizi dei tempi successivi; gli altri mimano di volta in volta fanfare lontane o gorgheggi di uccelli. Poi prende l'avvio il vero e proprio primo tempo, che è in regolare forma-sonata, e che, molto schubertia-namente, ha come tema principale un'intera melodia cantabile, ripresa da uno dei Lieder eines fahrenden Gesellen composti da Mahler negli anni immediatamente precedenti.
"Ging heut' morgen ùbers Veld" ("Me ne andavo stamane per i prati") dicono le parole del Lied: le immagini agresti, i richiami degli uccelli, una certa svagatezza, tipica del giramondo all'inizio del suo cammino in una mattina primaverile, si trasferiscono direttamente nello spirito di questo primo tempo, indicato da uno dei titoli programmatici, apprestati dall'autore per la seconda e la terza esecuzione come Eterna primavera. Nonostante il sottile legame tra i temi, è tutto un pullulare di nuove idee cantabili, alcune con caratteristiche inflessioni di danza o di marcia, fra le quali memorabile è lo scatenarsi gioioso delle fanfare poco prima della travolgente coda conclusiva.

Il secondo tempo è un Làndler con Trio centrale e ripresa. Il ritmo ben cadenzato della danza popolare viene punteggiato da frequenti fanfare dei corni chiusi, con la campana alzata. Nel Trio si insinua un languore un poco malizioso e sentimentale. Il terzo tempo è stato intitolato per la seconda esecuzione Marcia funebre nello stile di Callot. E un riferimento alla celebre incisione con II funerale del cacciatore a cui accorrono tutti gli animali del bosco. Questa marcia, quindi, è caricaturale, con una forte componente grottesca che si mantiene in una zona di ironico distacco sentimentale anche nella strumentazione, affidata per larghi tratti agli strumentini e alla percussione, nonostante una certa morbidezza lirica della sezione centrale.

L'ultimo tempo, dopo uno scatto rabbioso che Mahler indicò come un "improvviso scoppio di disperazione"', si presenta come un complesso di elaborazioni e di ritorni soprattutto delle idee del primo movimento, con ricostruzione quasi testuale anche di gran parte dell'introduzione lenta. Questi elementi vengono continuamente esasperati, fino allo spasimo della più esplosiva sonorità orchestrale, o fino al più macerato languore cantabile di due intermezzi lenti. Nel complesso quindi un finale che svolge la duplice funzione di esprimere un'eroica volontà di ripensamento unitario delle sparse esperienze musicali dei tempi precedenti, e, nello stesso momento, di gettare un'ombra tragica su ciò che era sembrato naturale, ironico, popolare.

 

Copyright 2009 PAOLO FIORDALICE. Tutti i diritti riservati.