MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1927

Indietro  
I.Stravinky - Il bacio della fata
A primo acchito sembrava un'operazione vicina a quella del Pulcinella. Tuttavia diverse erano le condizioni di partenza: Stravinskij conosceva molto bene Cajkovski, a differenza di quanto era successo per Pergolesi, che aveva dovuto studiare in fretta e comunque molto approfonditamente. Ad esempio, gli era già molto familiare il balletto cajkovskiano La Bella Addormentata, che nel 1921 aveva orchestrato in due numeri.
Così, quando iniziò a mettere insieme le musiche raccolte, si accorse di essersi ormai pienamente calato nel clima stilistico del suo predecessore da considerarlo «presque contemporain»; era infatti ormai in grado di comporre autonomamente larghi tratti di musica senza sconfessare il suo illustre maestro.
All'atto pratico, il processo di omogeneizzazione e osmosi tra i due linguaggi è così pronunciato che spesso troviamo uno Stravinskij pienamente «romantizzato». Sono frequenti i richiami a tòpoi e situazioni-tipo squisitamente
ottocenteschi. Ad esempio l'uso dei crescendo e dei diminuendo. Così vediamo come il Pas de deux costituisca un ricco arco di slanci e di spinte dinamico-emotive alternate a momenti di respiro; oppure come la Scène passi con straordinaria gradualità dal mesto tema iniziale a un trepidante tremolo sul tema del clarinetto, sino alla partecipata risposta degli archi e al commuovente risveglio dell'orchestra; salvo poi estinguersi nel malinconico finale. Stravinskij gioca anche sui temi, riproponendoli sopra ostinati continuamente cangianti. O ancora ne propone variazioni più o meno accentuate, sino allo stravolgimento dell'originario profilo melodico. Più spesso ancora si avvicina a modi stilistici non unicamente romantici ma propriamente cajkovskiani, come quando ricorre al classico controtema cromatico-scalare che contrappunta il motivo principale, al fine di un incremento di tensione.
In altri casi l'imitazione è ulteriormente più puntuale, poiché riproduce, in occasioni sceniche simili, situazioni già a suo tempo dipinte orchestralmente da Cajkovskij. Il modello più riprodotto è naturalmente La Bella Addormentata.
In questa selva di citazioni e di modelli «à la maniere de», il compositore però non rinnega del tutto i suoi tratti. Il melos è sicuramente cajkovskiano, autentico o imitato che sia, ma gli impasti armonici, lo scheletro ritmico, le prospettive timbriche recano la firma tagliente di Igor Stravinskij. Come variopinte tessere di un mosaico, i singoli episodi s'incastonano l'uno dopo l'altro seguendo la trama voluta dal compositore. E la musica tratteggia fedelmente lo scorrere degli eventi.
Nel primo quadro, vediamo l'immagine di una madre che culla amorevolmente il proprio bambino. Ma è inseguita dagli spiriti, e la scena progressivamente si incupisce sino a precipitare con i suoi impotenti personaggi dentro il vortice di una terribile tempesta. Quando «si manifestano gli spiriti della fata», echi e sinistre risonanze piombano sulla scena. L'orchestra si anima, via via minacciosa, mentre «gli spiriti inseguono la donna».
Nel secondo quadro, si racconta di come diciotto anni dopo il bambino, divenuto ormai giovane, balli con la fidanzata alla festa del villaggio. Ma alla fine delle danze rimanga solo e venga avvicinato dalla fata nelle sembianze di una zingara desiderosa di predirgli il futuro. La sinuosa danza della gitana conquista pian piano il giovane, che ne è irretito. Ammaliato e perso, la segue infine sino al mulino. Vivide emozioni scorrono e travolgono i personaggi della fiaba, ignare vittime di un imperscrutabile destino. Compare la fata, travestita da gitana. Poi inizia una danza sinuosa e invitante, la zingara che nei flessuosi movimenti corrompe il giovane, privandolo di ogni certezza e trascinandolo in un giogo amoroso senza scampo.
Al mulino il giovane ritrova la fidanzata con le sue amiche. Gli amanti danzano insieme, poi la giovane si allontana per vestirsi da sposa. Ma la fata, camuffatasi a sua volta in abito da nozze, lo porta via, conducendolo verso la sua eterna dimora.

 

Copyright 2009 PAOLO FIORDALICE. Tutti i diritti riservati.