MUSICA CLASSICA E ARTE  2008

1930

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A.Webern - Quartetto Op.22
Quartetto per violino, clarinetto, sassofono tenore e pianoforte, op. 22 (1930)
Come per il Trio per archi, op. 20, Webern aveva originariamente progettato un terzo movimento per questo quartetto (dedicato all'architetto Adolph Loos, a celebrazione del suo 60° compleanno) ma ne rifiutò l'idea rendendosi conto che il lavoro era già completo come struttura in due movimenti.

Nel delicato primo movimento, il trio di strumenti singoli è contrapposto al "duo" formato dalle mani del pianista. I tre caratteri del movimento vengono affermati nelle battute di apertura. Una figura di due note "avanzante con fatica" (breve/lungo, più tardi riverso), unita da un silenzio ad una terza nota isolata; fraseggi di due o tre note uguali che si sovrappongono e, come cardine ricorrente, due staccato in fa diesis (le terze minori salenti/discendenti della figura zoppicante appartengono esclusivamente al trio strumentale, mentre gli altri motivi vengono divisi dal trio e dal "duo" della tastieta). Questi tre segmenti si combinano poi per completare la prima parte con una frase estesa al sassofono. Dopo la ripetizione della prima parte, lo "sviluppo" si apre con una versione aumentata della figura zoppicante, salendo ad un culmine in fortissimo mentre i disegni di due e tre note si sovrappongono in stretta successione. Le battute introduttive ticorrono (a ritroso), seguite da un'inversione della frase del sassofono, questa volta condivisa dal violino e dal clarinetto; l'insieme della seconda parte (sviluppo e ricapitolazione) viene poi ripetuto a turno, prima che la coda nuovamente si muova a ritroso attraverso le battute di apertura.

Il secondo movimento è un rondò con variazioni, in cui elementi di una parte si espandono continuamente alla successiva: questo è il movimento composto in modo più libero rispetto a tutti i brani successivi di Webern, infatti, non ristretto dalla richiesta di precise procedure cromatiche, le sue imitazioni del motivo vengono gettate da uno strumento all'altro e suonano quasi come se agli esecutori fosse stato chiesto di improvvisare sulla materia data. L'apertura stabilizza i motivi futiosamente frammentati che caratterizzano le sezioni esterne del movimento: attacchi in staccato, grace notes (che talvolta divengono accordi di due note sul pianoforte), cambiamenti improvvisi della dinamica, entrate sincopate ed ampi intervalli melodici. La seconda sezione, annunciata da una figura martellata sul pianoforte, si concentra sullo sviluppo di un elemento più legato, preparando così la via ad un episodio centrale più tranquillo ed essenzialmente melodico. Il ritorno al carattere iniziale è effettuato attraverso l'introduzione di terzine, che rienfatizzano malignamente i ritmi sincopati e gli attacchi trafiggenti dell' apertura.

 

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